Artisti, creativi e critici sono perplessi o addirittura spaventati dagli algoritmi di Intelligenza Artificiale che scrivono testi e creano immagini. Si formano gruppi ed ensemble di protesta contro questa tecnologia che, nella maggior parte dei casi, non viene compresa. Si ripete quel che successe circa 170 anni fa con l’altra tecnologia bistratta dal mondo dell’arte, la fotografia.
Leggete invece l’articolo di Alexander Reben. Lui è un artista (anche un esperto di robotica) che ha iniziato a collaborare con questi algoritmi.
Ha scoperto, “giocando” con Gpt3, che poteva creare descrizioni accurate ed estrose di quadri e sculture immaginarie prodotte da artisti che non esistono. Dopo di che le ha realizzate sul serio.
In un’altra sperimentazione ha creato immagini e sculture con Dall-E; le ha quindi fatte realizzare fisicamente, le prime da pittori e gallerie, le seconde tramite stampa 3D o tecniche tradizionali.
“A differenza degli strumenti creativi del passato, come Photoshop, fotografie o pigmenti, ora stiamo lavorando con strumenti che sembrano avere immaginazione generativa, ma forse nessun “gusto”. “The human in the loop” aggiunge un importante ruolo curatoriale nel determinare il “buono” rispetto al “cattivo”.“