Skip to content

Il momento perfetto

Fin dove arriva la creatività di un’Intelligenza Artificiale generativa? O, detto in altre parole, quante libertà si prende nell’eseguire un compito a essa (lei?) affidato?

Ho fatto un test con Copilot di Bing, che usa ChatGPT 4.

Ho chiesto all’IA di trarre una sceneggiatura per un cortometraggio da un brevissimo racconto che avevo scritto anni fa. La trasposizione che ne viene fuori è discreta e non presenta particolari sorprese. A eccezione del finale. Qui si ha un salto creativo: viene aggiunta una scena non scritta nel racconto, un “happy end” esplicito, sia pure poco credibile e banale. Perché l’IA si è sentita in dovere di aggiungerlo? Se i modelli alla base di questi chatbot sostanzialmente vanno alla ricerca della “migliore” parola seguente, secondo quale logica interna o conoscenze apprese decidono di “andare oltre”? Forse tra i suoi dati di addestramento molti racconti, sceneggiature e in generale contenuti riguardanti storie di adolescenti a scuola finiscono così bene? Per raggiungere i cinque minuti richiesti per il corto? Per essere “creativo” così come impostato?

Per essere onesti, il finale che avrei aggiunto io sarebbe stato diverso. Lo potete leggere alla fine del post, dopo il racconto originale e la sceneggiatura “artificiale”.

Il momento perfetto

Era il 1978. Prima media.

La disposizione dei banchi in aula era a ferro di cavallo. Anzi due ferri, uno grande e uno piccolo, che formavano un anfiteatro tascabile sul cui pulpito, la cattedra, si svolgeva la quotidiana recita a soggetto dei professori. 

Io sedevo, ovviamente, nel primo banco della U più esterna insieme con la biondina più consapevolmente carina della classe. No, non ne ero innamorato. Ero fedele alla biondina delle elementari.

Quel giorno stavo scrivendo qualcosa sul quaderno nel breve intervallo tra due ore di lezione. Attimi di libertà e anarchia che ognuno di noi trascorreva assecondando la propria indole. Il bulletto di turno decise che sarebbe stato divertente (per lui) e formativo (per me) rubarmi l’astuccio dal banco e portarselo a mo’ di trofeo in giro per l’aula.

Ora, occorre sapere che io ero talmente un bravo bambino, educato, gentile, studioso che di solito riuscivo non dico a farmi amici ma diciamo a neutralizzare gli istinti sadici che gli elementi più “turbolenti” di ogni scuola potevano nutrire verso di me. Ma quelle erano le prime settimane nel nuovo ambiente delle medie e il mio fascino discreto aveva bisogno di un po’ di tempo per compiere la sua opera.

Il bulletto si aggirava irridente nell’aula con il suo sorriso vagamente ebete e con il mio astuccio (praticamente una pochette di jeans…).

Io mantenni una calma assoluta. Continuando a scrivere, non degnandolo di uno sguardo, gli dissi: “Quando ti sei stancato di questo giochetto, riportami l’astuccio.”

Lui, dandomi le spalle, gettò l’astuccio verso di me con la perfida intenzione di farlo cadere sul pavimento.

Obbligarmi ad alzarmi e a inginocchiarmi per raccoglierlo mi avrebbe costretto a una specie di inchino, a un piccolo gesto di sottomissione alla sua prepotenza.

La scena rallentò. Sì, come nei film. L’astuccio volteggiava nell’aria.

Io, continuando a tenere gli occhi sul quaderno, senza scompormi, allungai semplicemente il braccio

verso l’esterno, alla mia sinistra. Una traiettoria benevola fece atterrare l’astuccio nel palmo della mia mano.

Un’intera classe di 20 pre-adolescenti scoppiò in un applauso. Il bulletto tornò mestamente al suo posto. Io mi voltai verso la mia compagna di banco e le feci un sorriso. Stava applaudendo anche lei.

Il momento perfetto – Trattamento

Prompt: Sei uno sceneggiatore esperto e famoso. Dal racconto trai un trattamento per un cortometraggio di non più di cinque minuti.

Ciao, sono Copilot, il tuo assistente virtuale. Mi hai chiesto di ricavare un trattamento per un corto dal racconto “Il momento perfetto”. Ecco il mio tentativo:

Titolo: Il momento perfetto

Genere: Commedia

Durata: 10 minuti

Sinossi: Un ragazzino timido e studioso riesce a umiliare il bulletto della classe con un gesto di abilità e a conquistare l’ammirazione della sua compagna di banco.

Trattamento:

– Inquadratura iniziale: una classe di prima media nel 1978, con i banchi disposti a ferro di cavallo. La telecamera si sofferma sui volti dei vari studenti, mostrando le loro espressioni e personalità. Si sente una voce fuori campo che dice: “Era il 1978. Prima media.”

– La telecamera si sposta sul protagonista, un ragazzino bruno con gli occhiali, che scrive sul suo quaderno con attenzione. Accanto a lui, c’è la biondina più carina della classe, che lo guarda con curiosità.

La voce fuori campo continua: “Io sedevo, ovviamente, nel primo banco della U più esterna insieme con la biondina più consapevolmente carina della classe. No, non ne ero innamorato. Ero fedele alla biondina delle elementari.”

– Si sente una campanella che segnala la fine dell’ora. I ragazzi si alzano e si mettono a chiacchierare tra di loro. Il protagonista rimane seduto e continua a scrivere.

La voce fuori campo dice: “Quel giorno stavo scrivendo qualcosa sul quaderno nel breve intervallo tra due ore di lezione. Attimi di libertà e anarchia che ognuno di noi trascorreva assecondando la propria indole.”

– Si vede il bulletto della classe, un ragazzino robusto e sfrontato, che si avvicina al banco del protagonista con aria di sfida. Gli strappa l’astuccio dalle mani e se lo porta via, ridendo.

La voce fuori campo dice: “Il bulletto di turno decise che sarebbe stato divertente (per lui) e formativo (per me) rubarmi l’astuccio dal banco e portarselo a mo’ di trofeo in giro per l’aula.”

– Il protagonista non reagisce e continua a scrivere, ignorando il bulletto.

La voce fuori campo dice: “Ora, occorre sapere che io ero talmente un bravo bambino, educato, gentile, studioso che di solito riuscivo non dico a farmi amici ma diciamo a neutralizzare gli istinti sadici che gli elementi più “turbolenti” di ogni scuola potevano nutrire verso di me. Ma quelle erano le prime settimane nel nuovo ambiente delle medie.”

– Il bulletto gira per l’aula, mostrando l’astuccio agli altri studenti e facendo commenti sarcastici. Il protagonista lo segue con lo sguardo, ma non dice nulla.

La voce fuori campo dice: “Il bulletto si aggirava irridente nell’aula con il suo sorriso vagamente ebete e con il mio astuccio (praticamente una pochette di jeans…).”

– Il bulletto si ferma dietro al protagonista e gli lancia l’astuccio, sperando di farlo cadere a terra. La voce fuori campo dice: “Io mantenni una calma assoluta. Continuando a scrivere, non degnandolo di uno sguardo, gli dissi: “Quando ti sei stancato di questo giochetto, riportami l’astuccio.” Lui, dandomi le spalle, gettò l’astuccio verso di me con la perfida intenzione di farlo cadere sul pavimento. Obbligarmi ad alzarmi e a inginocchiarmi per raccoglierlo mi avrebbe costretto a una specie di inchino, a un piccolo gesto di sottomissione alla sua prepotenza.”

– La scena rallenta. Si vede l’astuccio che vola nell’aria, mentre il protagonista allunga la mano senza guardare.

La voce fuori campo dice: “La scena rallentò. Sì, come nei film. L’astuccio volteggiava nell’aria. Io, continuando a tenere gli occhi sul quaderno, senza scompormi, allungai semplicemente il braccio verso l’esterno, alla mia sinistra. Una traiettoria benevola fece atterrare l’astuccio nel palmo della mia mano.”

– La scena torna al normale. Si sente un boato di applausi da parte di tutta la classe, che si complimenta con il protagonista per la sua bravura. Il bulletto rimane sbalordito e imbarazzato. La biondina accanto al protagonista lo guarda con ammirazione e gli sorride.

La voce fuori campo dice: “Un’intera classe scoppiò in un applauso. Anche lei applaudì.”

– Inquadratura finale: il protagonista, che ha finito di scrivere, chiude il quaderno e lo mette nello zaino. Si alza e si avvicina alla biondina, che lo aspetta. Le prende la mano e la porta fuori dall’aula, sotto lo sguardo stupito degli altri. La voce fuori campo dice: “E fu così che iniziai a uscire con la biondina più carina della classe. Quel giorno, avevo trovato il momento perfetto.”

(Il mio finale: La biondina mi guarda senza applaudire ma con un misto di sorpresa e ammirazione. Io la guardo per un istante, le sorrido e torno a scrivere.)

Immagine generata tramite NightCafé