Richard Walter, ex direttore del programma di sceneggiatura dell’UCLA, invita scrittori e sceneggiatori a non temere l’Intelligenza Artificiale potrà essere uno strumento potente per aiutare – in modi ancora impensabili – a creare storie avvincenti, stimolanti, originali. È banale ricordarlo, ma l’avvento dei programmi di scrittura come Word (o il precedente Wordstar, come dimenticarlo) e dei correttori ortografici ha aiutato, non distrutto, l’arte della scrittura. Pensiamo all’IA come a una “suggeritrice” per lo storytelling, a una rivelatrice di prospettive diverse su storie e protagonisti.
Tornando indietro nel tempo, altre “nuove” tecnologie hanno spaventato gli artisti. Dall’articolo di ricerca “Art and the science of generative AI“ pubblicato su Science.
“Alcuni artisti del XIX secolo vedevano l’avvento della fotografia come una minaccia per la pittura. Invece di sostituire la pittura, tuttavia, la fotografia alla fine l’ha liberata dal realismo, dando origine all’impressionismo e al movimento dell’arte moderna. Al contrario, la fotografia di ritratto ha ampiamente sostituito la pittura di ritratto.“
L’Intelligenza Artificiale e la narrazione autogenerativa
“Se dovessi prevedere un futuro editoriale prossimo è il superamento della forma libro e della forma opera: lo scrittore addestra una Intelligenza Artificiale perché diventi macchina generatrice della propria poetica e della propria narrativa e poi – come in un congedo trecentesco – la lascia libera di girare in rete per essere “accesa” dai lettori.
Il lettore non legge più un libro o un’opera, ma ci dialoga in maniera interattiva.
Fa domande e ottiene come risposta narrazioni, storie create sul momento a partire dall’addestramento operato dallo scrittore.“
Fabrizio Venerandi, pioniere della letteratura elettronica in Italia su “Robinson”, inserto de “la Repubblica”, 24 giugno 2023
Foto di Gustave Le Gray, 1856